Museo CampanoNella prestigiosa sala Liani del Museo Campano di Capua è stato presentato il nuovo volume degli annali, a cura di Giuseppe Centore e Pasquale Argenziano. In questo modo continua l’opera infaticabile di don Peppino, il quale grazie alla sua alta e profonda “erudizione” (intesa in senso rinascimentale) da molti anni si prodiga a diffondere la cultura come fattore di coesione sociale e di apprendimento permanente. Le sue numerose opere prodotte in questi decenni spaziano dalla narrativa alla saggistica fino alla amata poesia. Offrono la possibilità di conoscere e poter approfondire la storia di una città millenaria come Capua, nei suoi vari aspetti: da quelli artistici e monumentali fino alle biografie dei suoi figli più illustri nei vari campi del sapere e della cultura, sia laica che religiosa.
Infatti, questo settimo volume degli Annali si muove sulla scia degli altri che lo hanno preceduto, a partire dal 2004 l’anno della pubblicazione del primo volume della rivista. Si apre con una presentazione del Presidente della Provincia, è composto di undici saggi, a partire da quelli dello stesso don Peppino, che vanno dalle origini della fondazione etrusca di Capys fino all’ultimo dedicato a Isabella Di Resta, una studiosa che ci ha lasciato diverse opere sulla città, in particolare nell’era medioevale. Nel suo intervento di apertura il direttore Gianni Solino si sofferma sull’intreccio tra poesia e pittura che don Peppino ha coltivato, con particolare riferimento a Silvio Fiorillo “l’inventore di Pulcinella” ed alla poetica di Nicola Migliozzi.
A seguire abbiamo la ricostruzione sulla “tabula capuana” di Franco Chianese, presidente dell’Airone. Con altri tre contributi dello stesso don Peppino su Alfonso d’Aragone, Francesco Antignano – che fece costruire il palazzo in cui ha sede il museo – e Lucrezia d’Alagno. Gli altri due sono dedicati al grande poeta francese Charles Beaudelaire e alla ricca produzione di opere letterarie e religiose di Cristina Campo. Il volume viene completato dallo scritto di Amalia Galeone (APS Damusa) su Giovanni Cingeri, pittore del settecento tra Campania e Calabria; Annamaria Medugno dedicato a Pasquale Parente tra storia ed estetica; Teresa Patriziano su paesaggi campani in fotocopia; infine quello di Pasquale Argenziano (dell’università L. Vanvitelli) sul vedutismo come documentazione di guerra (Capua vista da William Goldstream).
Sono state inserite anche alcune composizioni poetiche di don Peppino. In apertura troviamo una citazione di Massimo Pallottino sul nostro museo, definito “uno dei maggiori musei di antichità italiche esistenti nella penisola”. Inoltre, ogni capitolo è corredato e arricchito da foto, da riproduzioni di documenti, monumenti ed opere d’arte (molti dei quali esposti nelle sale del museo stesso). A rendere ancora più ricchi i vari saggi troviamo una ampia proposizione di note, di documenti ed anche di bibliografie dedicate.
Per fare conoscere anche i contenuti dei precedenti volumi ci impegniamo a preparare un prossimo intervento che sarà dedicato agli indici degli altri sei annali precedenti.

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