Panificio Rossetti1

Ha ragione Elisabeth Luard quando scrive che “la vista e il profumo del pane appena cotto ha un fascino romantico che trascende qualsiasi altra riuscita culinaria”.

E’ una magia primordiale la preparazione del pane, lo stuzzicare il fuoco, talvolata sonnacchioso sotto la cenere nel forno e restare incantati dinanzi alla danza delle fiamme che a tratti, solleticate dalla pala, si fanno strada nella brace di nocciole che riscalda la piccola caverna semibuia sotto la cui volta l’impasto si trasforma in vita. Il cibo è cultura! In esso si fondono conoscenza, tradizioni secolari, valori e credenze dei popoli; quando le persone mangiano insieme, nel momento dell’incontro intorno alla tavola, il cibo si trasforma in elemento di coesione e delle varie pietanze, dunque, il pane ne è il re. E’ universale e unificante, è generoso perché si presta ad ogni trattamento: tostato per far trionfare il pomodoro o i fagioli in superbe bruschette; cotto per arricchire i broccoli o assaporato semplicemente con un giro d’olio ma anche utilizzato come impasto delle tanto amate polpette. Nove mesi dura l’attesa per veder germogliare il seme di grano destinato a trasformarsi in pane, proprio come la gestazione di una mamma; ed il pane è come l’amore di mamma Anna, che con i suoi racconti fatti di impasti, lievito madre, matrone di legno e albe accanto al forno ha affascinato talmente tanto i suoi figli da spingerli a provare prima e continuare poi questa nobile tradizione del fornaio. Il Panificio Rossetti, che delizia i palati degli avventori affezionati con bontà di ogni tipo, nel suo ampio ed organizzatissimo laboratorio, a Brezza, sperimenta la seduzione del pane, la cui malia scaturisce, oltre che dal sapore, anche dall’aroma avvolgente della farina superflua cotta in superficie. Questo “esperimento”, iniziato un po’ di tempo fa quasi per caso, continua ancora oggi sulla spinta di quanti hanno apprezzato l’assaggio. Ogni giorno, dunque, il Panificio Rossetti porta in tavola quello che davvero può essere definito il pane di una volta, dal profumo intenso, che riesce ad evocare con la sua squisitezza e la sua doratura i nostri ricordi d’infanzia. Al mattino presto, quando il sole è ancora ingoiato dalle nuvole o di pomeriggio, chi è fortunato, passando per il forno sito tra i verdi campi di Brezza, potrebbe anche ritrovarsi ad assistere al rito della pala che sforna il pane preparato ripercorrendo lo stesso rituale e con l’identico amore con cui lo faceva mamma Anna. Quel pane la cui ricetta è custodita nel silenzio e tra le lame di fuoco che si stagliano nel forno dei prodigi.

 

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