Foglie 101022BDedicato al fiume Volturno, "ZioRiz" titolo della pellicola di Raffaela Mariniello, che sarà presentato domani, mercoledì, al Museo Madre di Napoli. La proiezione è programmata per le ore 18. Tanti i partecipanti a questa iniziativa cinematografica, che documenta le storie, i personaggi e gli aneddoti legati al corso d'acqua che con il suo lungo ed inesorabile scorrere delimita anche il sinuoso profilo della città di Capua. Molti i protagonisti che hanno contribuito alle riprese, tra cui un ruolo di primo piano per Gennaro Iadicicco, presidente della Volturnia Kayak, associazione da tempo impegnata nella valorizzazione di una tra le maggiori risorse ambientali del nostro territorio. Il film, dicevamo, è incentrato sul percorso che il Volturno segue dalla sorgente alla foce. Nel racconto c'è Tittone schiuvatiello, uno degli ultimi cultori del lontro, che ancora costruisce l'imbarcazione con una metodologia ancorata alla tradizione dei ciummaiuoli capuani. Il lontro è a fondo piatto e la prua rialzata.
Il film è stato prodotto da Teatri Uniti, Angelo Curti e la Casa del Contemporaneo, Igina Di Napoli, con il sostegno della Regione Campania Film Commission. La presentazione si svolge nell'ambito dell’opening “Spettri: palinsesti della memoria" e parteciperanno la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce, la Direttrice artistica del museo Madre Kathryn Weir, la giornalista e Presidente della Film Commission Regione Campania Titta Fiore, il produttore Angelo Curti e Loredana Affinito nella qualità di land manager del film. ZioRiz è il nome della canoa canadese sulla quale Gennaro Iadicicco ridiscende le acque del fiume Volturno, a partire dalla sorgente di Rocchetta al Volturno. "Il racconto, scandito dai meandri del fiume - si legge nella nota di presentazione - si snoda in tre capitoli che ritraggono le trasformazioni graduali del paesaggio e le sue storie ambientali: Terra fertile, Terra di lavoro, Terra dei fuochi. Il fiume più lungo dell’Italia meridionale diventa così un mezzo per raccontare un territorio contradditorio, dove si alternano incanto, operosità, e devastazione antropica. L’acqua che scorre attraverso il terreno è come un palinsesto che riscrive la forma del suolo, portando in sé un archivio di tracce di esperienze".
Foglie "Di Lauro"

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