IMG 20210118 074659Ci sono stati artigiani, nella nostra città, che hanno fatto scuola nella realizzazione di manufatti in cartapesta. L'occasione dello storico carnevale della città di Capua, così come lo definisce Franco Fierro, che delle varie edizioni è stato, da sempre, un autentico anfitrione, rispolvera le antiche tradizioni cittadine. La contazione delle edizioni, risulta una mera numerazione di comodo, risalente, evidentemente, alle feste rendicontare attraverso le cronache giornalistiche, le cui fonti, attendibilissime, sono riscontrabili nella generosa emeroteca custodita nel Museo Provinciale Campano. Artigiani, operai, insomma gente del popolo, ma anche professionisti, si riunivano "in gran segreto", in capannoni di fortuna, negli angoli nascosti del centro storico, nei luoghi e nei portoni dei palazzi popolari della città, per allestire i carri allegorici, che avrebbero fatto bella mostra, ed allietato le serate della festa capuana, attrazione per centinaia di migliaia di persone, provenienti da ogni paese o città della nostra regione. Si lavorava in gran segreto, dicevamo, perché ogni squadra voleva ben figurare nel corso mascherato. Ecco, allora, i maestri Scardino, Antonio, detto Ntuniuccio Giugno, Ciro Gaglione, Pagano, Franco Fasano, tanto per citare le indimenticabili e carismatiche figure scritte nell'albo carnevalesco, a cui, in sequenza, si sono poi tramandate tecniche ed esperienze. Oggi, sono in pochi i cultori di questa arte, tra cui il maestro Aldo Apuleo, Livio Marino Atello, Annamaria Ferrara, Giovanni Barone, e non ultimo Alberto Di Benedetto. C'è, poi, il poliedrico ed istrionico Jury Monaco, che merita menzione particolareggiata. Quest'ultimo, ha realizzato, nei giorni scorsi, una serie di maschere, rigorosamente in cartapesta, la gui genesi ispiratrice, sicuramente, trae spunto sia dalla figura pulcinellesca, rifacente al commediografo capuano Silvio Fiorillo, che con la messa in scena della "Lucilla Costante", già nel seicento presentò la tradizionale maschera partenopea, che a quella Atellana. Un connubio perfetto, in simbiosi con l'antropologia di terra nostra. Jury Monaco è definito dalla critica, l'erede naturale del Fiorillo, il cui legame con la città natale venne testimoniato dalla pantomima seicentesca proposta nel centro storico. Per Jury Monaco, attore e funambolo del palcoscenico, le  maschere sono un tutt'uno con la sua arte. "La maschera è come un fratello gemello che pur essendo distante, avverte le tue stesse emozioni." - ha dichiarato al cronista che lo segue con discrezione, capendo con non poca fatica i proprammi ed i progetti che si concretizzano nel teatro "Pertugio" di via Roma a Capua. 
Insomma, in questa prima narrazione, raccontiamo storie di fatti ed avvenimenti, legati al carnevale capuano, che quest'anno, sicuramente, sarà costretto a segnare il passo. Un passo che si ferma nella necessità, ma che non esime la programmazione in un futuro di maggiore prosperità, magari con l'impegno di istituire una vera scuola della cartapesta, attingendo sostegno dalle acclarate possibilità di finanziamento comunitario e "speculando" sulla capacità didattica delle realtà locali. La prossima cronaca sarà dedicata all'ironia, che con il sarcasmo, erano l' humus del popolo carnevalesco capuano. Ed i personaggi dei gruppi umoristici sono e saranno la rappresentazione della più bella festa cittadina. 
 
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