Foglie 230122A

Nei suoi personaggi, molto probabilmente, c'era una genesi, di cui la bontà d'animo e la semplicità di vita, erano le fondamenta della sua capuanita'. Talmente erano naturali le sue pantomime, che manco si rendeva conto di essere la vera identità del carnevale di Capua. Era tutto questo Mario Etna detto lo "scocchione". Era rappresentante di quel popolo semplice, senza grilli per la testa. L'umiltà era il dono che gli aveva concesso la vita, un modo di essere e di fare da gran signore. Incarnava in sé, tutto il seme sarcastico ed anarcoide tipico di quella Capua sorniona e generosa. Non è un caso, o un errore di battitura, che la "C" del Carnevale la vogliamo scrivere con lettera maiuscola.
I personaggi di "scocchione" erano la parodia del tempo. La preparazione era attenta e scrupolosa, dai costumi alle scenografiche, le movenze, i testi, arruffati su fogli volanti facili da disperdere tra coriandoli e stelle filanti.
Esibirsi sul palco ed in piazza dei Giudici, dove il pubblico ne decretava l'apoteosi, era solo un compendio, il completamento di una lunga ed estenuante passerella, che sin dal primissimo pomeriggio vedeva "scocchione" ed i suoi sodali esibirsi per le strade e per le piazze, intervallando scene e canti al rinfresco del gargarozzo. Mascheramento e travestimento erano gli elementi essenziali dei gruppi che riunivano giovani e meno giovani, provenienti dalle più diverse realtà sociali capuane. Era il tempo florido e festoso del carnevale di Capua, festa di popolo. Indimenticabili i duetti tra lo scocchione ed il "cifro'", Pompeo Pelagalli, che per anni ha raccontato con competenza e professionalità la festa di Capua.
Ed altrettanto indimenticabili i personaggi che componevano i gruppi, molti dei quali, purtroppo, non ci sono più. Mario Etna abitava in via Giulio Cesare Falco, di fronte alle baracche dei melonari. Era lì il raduno dei personaggi, ed il popolo attendeva con entusiasmo e partecipazione la partenza, non prima di aver visionato attentamente il tema proposto: Rodolfo Valentino, Annibale, Cafe' Chantan, sono solo alcune delle innumerevoli parodie portate in scena. Un anno Annibale e gli ozi, con tanto di elefanti in cartapesta, l'anno successivo direttamente nella bella Epoque. Le foto, in parte rielaborate, fanno parte della preziosa collezione di Nicola Barone. Insomma, storie di vita e di tradizioni, quelle che hanno reso unico ed inimitabile il carnevale di Capua, ancora alla ricerca, purtroppo, della sua identità culturale, oltre che popolare. Identità che si riscopre, però nei suoi personaggi del passato, i gruppi di Biagino Marchesani, le maschere dei maestri Scardino, Giugno e Gaglione. Erano i carnevali dello scocchione, di Corbo Romano, di Salvatore De Rosa, erano i carnevali dei Principi, dei gruppi della signora Tarantino e dei fantastici costumi di Maria Palladino, la Signora For lady.
Era il carnevale del popolo, quello capuano !.

 

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