Foglie 160822Sono trascorsi quarant'anni ma il suo ricordo è sempre vivo nei cuori di quanti gli hanno voluto bene ed hanno apprezzato il suo modo di essere "un prete così". Il vallone di Chavannes ti porta dritto alle pendici del monte Bianco, eravamo stati a La Thuille, felici, spensierati e pure un poco stanchi. Pioveva e qualche tenda non era proprio al top, ovviamente quella nostra, che condividevo con Antonio Casale, Girolamo Capuano ed Enzo Pontillo, era una di quelle dove entrava acqua. Alle prime luci di quel 17 Agosto giuse la notizia che don Umberto era morto, il giorno precedente aveva celebrato i funerali della sorella. Ci furono attimi di disorientamento, comprensibile emozione, lo avevamo salutato poco prima di partire alla volta della Valle d'Aosta per il nostro campo mobile. Don Umberto era il padre spirituale degli scout di Capua. Generoso nei consigli, intransigente nei comportamenti, sacerdote amato per le innumerevoli iniziative portate a compimento, punto di riferimento per intere generazioni. “E’ difficile calarsi nei panni degli altri, ma è importante farlo”. Il 14 luglio 1946, don Umberto viene ordinato sacerdote, il 9 settembre 1957 è rettore del Seminario capuano, poi assistente scout, Arcidiacono del Capitolo Cattedrale, cappellano dell’ospedale, docente della media “Ettore Fieramosca” prima e del magistrale “Pizzi” poi. Ma la figura e l’opera di don Umberto restano indefinite e vuote se le si vogliono ridurre ad una sterile elencazione di piccole o grandi iniziative sociali e religiose: non è qui il suo fascino, il suo segreto. E’, invece, nella pienezza e nell’amore con cui ha vissuto quel “mistero del prete”.
Con don Umberto sembra essere sparito un personaggio importante della antica poesia di Capua. Ce ne saranno più esperti di lui, ma come amò ed interpretò la capuanità don Umberto non lo fece nessuno. A lui si deve la partecipazione al primo venerdi del mese, la venerazione per il Sacro Cuore di Gesù: il simulacro che si eleva lungo la riviera Casilina, la chiesa al rione Carlo Santagata. A don Umberto la grande partecipazione popolare all'Incontro del venerdì Santo in piazza dei Giudici tra le sacre effigie dell'Addolorata e l'Hecce Homo. A don Umberto la meravigliosa processione alle quattro del mattino dedicata all'Immacolata Concezione. Ricco ed articolato il racconto della sua vita nei libri di don Peppino Centore, Vittorio Sortini, Ciro Pozzuoli ed il nosto, "La luce nel tramonto". Due i suoi testamenti spirituali dove trovare rifugio, soprattutto nei momenti difficili, sostegno per ritrovare quel poco di serenità: "La giornata comincia la sera" e la struggente Via Crucis. Con entrambe le pubblicazioni significa estraniarsi anche un solo attimo dal mondo che ti circonda e trovare giovamento nella lettura, una sorta di terapia per liberarsi di un fardello pesante ed angoscioso. A lui Capua deve tanto, soprattutto in termini spirituali e morali, nonché la fervente fede Mariana. “…il Signore odia la pace di chi ha destinato alla guerra”, amava ripetere. La sua scomparsa è stata una perdita gravissima, anche chi ha ben seminato non lascia dietro di se solo il vuoto e l’amarezza. Don Umberto ci ha lasciato una testimonianza di Fede ed una eredità di pensieri, racconti ed esperienze che rimarranno a lungo nutrimento e sostegno di noi tutti.
Foglie "Di Lauro"

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