faziopen multilinguageIl primo elemento che attrae l'attenzione di palazzo Fazio, in via Seminario nel centro storico di Capua, e' il portale. Il Luogo della Lingua festival definisce il sito che ospita il FaziOpenTheater uno spazio aperto ai linguaggi multipli e complessi dell’arte e della comunicazione e contribuisce a valorizzare quella che è da sempre la mission più naturale di Capua, quella della sua vocazione a porsi compiutamente nella dimensione di attrattore storico e culturale. È qui che Antonio Iavazzo, attore e regista, sperimenta l'interessante e seguitissima rassegna di teatro e danza, giunta alla quinta edizione. Per sollecitare l'interesse della critica e del pubblico la rassegna ha caratura nazionale e racchiude non solo le dinaniche espressive di teatro e danza ma più in generale tutto ciò che riguarda le arti performative. Certo, i tempi non sono dei migliori per chi come Antonio Iavazzo crede fermamente in questo genere di progetto ma i riscontri in termini di partecipazione fanno di Capua e palazzo Fazio tra i punti di riferimento più importanti in ambito regionale. Il quarto spettacolo, per la sezione teatro, è in programma domenica 11 dicembre, si intitola "White sound", ovvero suono bianco. Il lavoro rientra nella selezione per il bando “Vivere all’italiana sul palcoscenico 2021”, promosso dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale. Novità per chi parteciperà alla rappresentazione è che gli spettatori saranno forniti di una cuffia “binaural microphone”, in grado di riprodurre la tridimensionalità del suono. In virtù di questa caratteristica, ci saranno, eccezionalmente due spettacoli, alle 18 e alle 19.30. Protagoniste della serata “Teatro nel Baule - Teatro in Fabula”. Il testo e la regia sono di Melissa Di Genova e Simona Di Maio, tra l'altro anche interpreti.
L'esposizione sintetica e schematica della rappresentazione racconta di una bambina di nome Lucia e molto tempo prima, c'era solo un rumore, continuo, avvolgente, essenziale, il suono del ventre materno; un suono bianco, il White Sound. Quello che avvenne, in ordine temporale, è nella memoria di Lucia. Una memoria frammentata, con ricordi lontani, eventi sospesi, disseminati lungo le sue notti e i suoi giorni. Gli anni passano e Lucia dimentica, si perde, smarrisce i luoghi e i volti conosciuti. Grazie alla figlia Lidia, presente con lei in casa, pian piano i frammenti dei ricordi seguendo un filo sonoro, si ricompongono. Finalmente si può celebrare la festa della piccola grande Lucia. In scena due attrici che giocano a ricomporre una vita straordinaria, sussurrando alle sue orecchie per ricostruire ciò che il tempo ha cancellato. Il microfono in scena è come una testa che ascolta, sensibile come l'orecchio umano. Accoglie i suoni creati intorno a lui, atmosfere e voci, consentendo al pubblico di fare un’esperienza immersiva, entrando nella memoria di Lucia. Il White Sound, il suono bianco, conosciuto come White Noise, è un suono continuo che si usa per far addormentare i neonati. Quando si è nel ventre materno, il mondo è suono, ancora prima delle prime luci, ancora prima del primo tocco; la prima percezione è sonora. In essa sono racchiusi tutti i suoni del corpo della madre: il ritmo del cuore, i movimenti delle viscere, il fluire del sangue, il respiro. Si parte dal White Sound: lo si ascolta si attraversa tutta la vita di una donna, sintonizzandosi sulle sue frequenze.