In questa foto, sono racchiusi più di mezzo secolo di storia del carnevale di Capua. Quasi sicuramente, settant'anni di presentazioni.
Non tanto per il cronista, che, anche grazie al carnevale, ha rispolverato testi antichi e moderni sulla genesi della nostra città e gli usi ed i costumi della meravigliosa Campania Felix, ma i tre personaggi, protagonisti indiscussi e mattatori in piazza dei Giudici, sono stati, in rapida successione: Emanuele Giacoia, Pompeo Pelagalli ed Erennio De Vita. L'impostazione editoriale che certificammo con la pubblicazione del libro "La città che ride", per le edizioni Pro Loco, datata febbraio 2003, e che meriterebbe un consistente aggiornamento, nonché l'opportuna ristampa, ebbe il merito di seguire i presentatori dello storico carnevale, così come lo definisce Franco Fierro, attraverso i quali, anno dopo anno, si è dato vigore e fidelizzazione ad uno degli eventi più attesi in Campania. In alcune edizioni, diedero lustro anche l'indimenticabile Gigino Sario, ed il generoso Pino Rega. Elemento essenziale, per l'affidamento dell'incarico, l'accettazione e la conoscenza di un canovaccio ben preciso, dove la capacità di sintesi è necessaria, in virtù della presenza di ospiti, noti o meno noti, da presentare al pubblico, esigentissimo, o riuscire ad incamerare monologhi, l'uno dietro l'altro, nei naturali, spesso impressionanti buchi tra una esibizione e l'altra. Qualche organizzatore, per così dire, che "guardava oltre", per la serie nemo propheta in patria, pensò bene di affidare la conduzione a presentatori non capuani; risultato, per usare un eufemismo tipicamente locale: "durò Natale e Santo Stefano". Voi siete folli, escamavano all'arrivo dei nostri soccorsi; sette, otto ore sul palcoscenico per dire cosa e presentare niente. Non era, e non è, affatto così. Presentare il carnevale ti riempie di orgoglio, ti cala tutta la responsabilità di una manifestazione nobile ed autorevole, ti fa tremare le gambe prima di salire sul palco, ti scioglie in una meravigliosa padronanza del ruolo quando ti ritrovi al cospetto del pubblico, che ti osserva, ascolta, apprezza o ti critica. È la legge dello spettacolo, che ti esalta o ti annienta. Sul crinale degli anni quaranta, a Nando Solari le primissime edizioni, con una Capua semplice e desiderosa di ricostruire quanto distrutto dalla guerra. Subito dopo, Aldo Raucci, che abbiamo avuto il piacere di conoscere grazie alle intercessioni di Carlo, il nipote, apprezzato musicista capuano. Ecco, allora, Emanuele Giacoia, "the voice" come lo definisce Bruno Vespa. Giacoia, giornalista RAI, novantadue anni il prossimo cinque marzo, volto storico di "novantesimo minuto" e voce di "tutto il calcio minuto per minuto". Lo scorso anno, grazie alla brillante intuizione di Camillo Ferrara, ha ricevuto il premio S. Agata, copatrona di Capua, riconoscimento a quei capuani che non vivono in città e che si sono distinti nelle professioni. Emanuele Giacoia era coniugato con la signora Maria Pietra Volpe, bellissima, il cui ricordo è sempre vivo nei cuori di quanti l'hanno conosciuta; anche lei, capuana, sostenitrice sin dagli anni giovanili di Emanuele, le cui capacità organizzative e di intrattenimento, lo rendevano protagonista delle feste da ballo nei saloni capuani. Qui, evidentemente, il colpo di fulmine con la signora Maria. Emanuele Giacoia ha sempre dimostrato amore viscerale per Capua, soprattutto nei ricordi delle campagne allo zuccherificio; legatissimo ai genitori, che abitavano in viale ferrovia, fraterna condivisione con il cognato, avvocato e Senatore Antonino Pompeo Rendina, che di Capua fu anche primo cittadino. I figli Riccardo e Valerio, gemelli, seguono la professione, in particolare Riccardo, giornalista RAI. Pompeo Pelagalli: ottantotto anni il prossimo undici di febbraio, è stato il presentatore negli anni settanta ed ottanta. Garbato e raffinato nei movimenti, nel corso delle conduzioni, ha saputo coniugare la profonda conoscenza della storia locale, con una amabilissima padronanza dialettica, in un contesto, tutto sommato, poco incline all'apprendimento, ma prodigo nel ballo, il canto, insomma la baldoria carnascialesca. Le presentazioni di Pompeo Pelagalli, autentiche lectio magistralis. La famosa Paoletta, figliola prediletta, è fantastica nella conduzione di spettacoli nazionali, nonché seguitissima a Radio Italia solomusicaitaliana. Mimmo, invece, è giornalista, specializzato nell'informazione agroalimentare. È stato il nostro pigmalione: prima con Erennio, negli anni ottanta, poi con chi vi racconta, qualche anno dopo. Erennio De Vita rappresenta la sintesi del narrato, dove la severa formazione, i sacrifici nello studio, hanno determinato il ruolo di attuale mattatore di tantissimi spettacoli. Insomma, una meravigliosa scuola, che ancora oggi ci sostiene, pretende aggiornamenti costanti e continui, ma soprattutto la consapevolezza di esprimere, con umiltà, il concetto fondamentale del carnevale di Capua, festa di popolo per antonomasia, dove i protagonisti sono tutti, nel pieno rispetto dei ruoli, perché possa rinnovarsi, con entusiasmo e partecipazione, e dove sulle sponde del Volturno, dove nacque la città, Casilinum, il martedì grasso si celebra il rito ancestrale dell'incendio del catafalco, che rilancia l'edizione dell'anno successivo, come l'Arabia Fenice, che rinasce dalle ceneri, proponendo una nuova festa, rendendo Capua ed i capuani, autentici protagonisti.