pizza figliata         La "pizza figliata", autentica specialità natalizia, tutta nostrana, la cui genesi è da circoscrivere nella zona dell'Agro caleno. Non vorremmo far torto a nessuno, ma testimonianze dirette, acquisite dalle massaie dei luoghi, ripercorrono questa bontà nelle cucine dei contadi di Camigliano, ma anche in quel di Pignataro, Calvi Risorta, Pastorano, Partignano e così via. Il dolce è detto anche "serpentone", titolo che, invero, non piace tanto, insomma, non suscita la stessa caratteristica della pizza figliata, sicuramente terminologia più rustica ed appropriata al nostro territorio. Ecco, allora, che Maria Castaldo, musa ispiratrice dell'antica pasticceria Natale, fondata nel 1934 da Francesco e, poi, con l'indimenticabile Camillo ed oggi, qui a Capua, al Gran Priorato di Malta, sostenuta dal "congiunto" Francesco, ci delizia con un sublime assaggio, che lascia, ancorpiu' estasiato il solito cronista golosone. Già il colore del prelibato dolce, esposto con imponente trionfo, nelle vetrine, è biondo ambrato. È di buon auspicio per il palato, altrettanto la pasta, sottile, farcita di miele, con noci pestate, lo zucchero, sicuramente non di manica corta, e gli aromi naturali. Il miele, in particolare, ed il suo gusto,  dicono, rimane inalterato per diversi mesi. La preparazione della pizza figliata costituisce un autentico rituale, forse ancestrale e beneaugurante. Maria, non può che trasformarsi in una sacerdotessa, che con maestria e determinazione, si predispone in una movenza sistematica, tra il banco degli impasti ed il forno. Un cerimoniale quasi plastico, che trasmette una sicurezza per ciò che si andrà ad elaborare e creare. La farina viene impastata con le uova, l'olio d'oliva, lo zucchero ed il vino bianco; la pasta viene lavorata esclusivamente a mano, senza il supporto delle planetarie, e, successivamente, lasciata riposare per circa mezz'ora. In seguito la si stende su di un ripiano di legno, ed aiutandosi con il supporto di un matterello, per ottenere una sfoglia di forma ellissoidale, sulla quale verranno distribuite le noci, in modo uniforme e precedentemente lacerante e sminuzzate nel pestello. Determinante, a questo punto, l'aggiunta dello zucchero, le scorzette di limone e di arancio. Ecco, allora, il trionfo del miele. La sfoglia viene arrotolata su sé stessa in senso longitudinale, fino a formare un rotolo cilindrico, a sua volta ripiegato a ciambella. Dopo la cottura, che avviene in una teglia unta di olio d'oliva, si fa raffreddare e si cosparge ancora  con il miele e, poi, con zucchero. Ed a proposito di zucchero, immancabile il tocco di classe, con una pioggerellina sbarazzina ed intrigante di zuccherini colorati. Il dolce è un trionfo di bontà, e per chi ha avuto nonne dedite a questa prelibatezza, i ricordi si rincorrono nella mente. La pizza figliata è tradizione che, con la Pasticceria Natale, si trasforma in realtà.

 

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