donmazziNovantuno candeline, oggi, ma nonostante l'età anagrafica, ha la vitalità e l'entusiasmo di un pretino fresco di seminario. Per don Antonio Mazzi, il sacerdote degli "ultimi", sarà una giornata come tutte le altre, con la differenza che, ancor più, quanti gli vogliono bene, non lo priveranno dell'amore che si nutre per un padre. Sì, perché lui, il don, di figli ne ha tanti. Sono i suoi ragazzi, quelli che vivono nelle sue case, sparse in tutt'Italia e che lui cerca di strappare alle dipendenze: droga, ludopatia, alcol.
Un ribelle, uno che non gira intorno alle parole ed è continuamente in lotta con il male della nostra società. Un prete che da Milano, attraverso la prima carovana, ha creato avanposti per accogliere i giovani fragili, in difficoltà. Dalla Lombardia, in Calabria, passando per il Lazio e così via: Caccuri, Cassino, l'Elba ed altrettante strutture ricettive, fanno rete, costruiscono certezze, formano operatori, diffondono solidarietà sociale. Non si è mai arreso, ha combattuto e combatte, quotidianamente, al fianco di chi ha bisogno: delle famiglie, in particolare, travolte dal dramma della droga. Situazioni difficili da descrivere, per chi non le vive in modo diretto. Lui, però, e sempre lì, attento e generoso, pronto ad affrontare le sfide, a raggiungere il disagio, le difficoltà in cui vivono i giovani. È uscito vittorioso tante volte, altrettante le sconfitte, che gli pesano come un macigno, per essere arrivato troppo tardi. Disfatte che lacerano il cuore, ma non si è mai arreso, ha continuato il percorso nella fede e nella speranza. Ha scelto di stare tra gli emarginati, don Mazzi, "se non fossi stato con loro non avrei vissuto", ha dichiarato recentemente. Questo, ha aggiunto, "è stato un grande atto di egoismo, che mi ha salvato". Si alza la mattina e non pensa di avere novantuno anni, ma che dovrà parlare con i suoi ragazzi. Alla sua età, il tempo ha un altro significato, ogni giorno lo si vive come un regalo. E se tutti pensiamo ad ogni giorno come ad un dono - sottolinea don Antonio - non importa se si ha novantuno anni o quindici. Tutti i ragazzi devono capire che il regalo più bello che ci ha fatto il Padreterno è il nostro corpo e soprattutto gli occhi. Gli occhi parlano, gli occhi sono sempre poesia. Don Antonio Mazzi è nato a Verona il 30 novembre del 1929, ed è stato ordinato sacerdote il 26 marzo 1956. Una vita sacerdotale dedicata alla formazione e, sul campo, al fianco dei bisognosi, degli ultimi. Numerosi gli stages in centri di riabilitazione per tossicodipendenti. È il 1979, Milano, parco Lambro, è il più grande mercato europeo dello spaccio. È qui che crea la comunità Exodus, per il recupero di ragazzi tossicodipendenti, ottenendo dal Comune la Cascina "Molino Torrette", che diventerà la sede madre della Comunità e dei Progetti Exodus. La sua "Tremenda voglia di vivere" non è solo uno slogan, ma il compendio di un servire quotidiano. "La vita non è fatta di aggettivi - buono, cattivo, intelligente, negligente, ribelle - ma di verbi. Nascere, crescere, studiare, lavorare, amare, odiare, parlare, ascoltare. Se poi i verbi li coniughi, allora ti accorgerai del capolavoro che hai davanti" . Don Mazzi non si è mai lasciato fermare dalle etichette dei perbenisti e dei benpensanti, non ha mai smesso di cercare le persone nascoste dietro gli errori, gli insuccessi, le colpe. È la presentazione del suo ultimo racconto, nel quale narra storie e personaggi. Le storie dei ragazzi che ha incontrato e accolto per oltre cinquant'anni, le storie degli educatori che non si sono stancati di stargli accanto, sono capolavori di cambiamento, coniugati al futuro. Questa in sintesi, la presentazione del suo libro, che ripercorre ogni avventura educativa, fatta di speranza, di cammino, di incontro. Il «prete contro» accoglie le voci di chi, incrociando Exodus, ha cominciato a camminare e a sperare, di chi ha imparato a vedere negli altri una famiglia e in sé stesso una risorsa, di chi, cattivo, non si è accontentato di diventare buono, ma è diventato ottimo. Don Mazzi ti inebria con le sue parole del profumo della rinascita, che è sempre possibile, in qualunque momento, per ognuno di noi. Tanti auguri, don.