Teatro Pubblico Campano1Riportiamo di seguito la programmazione dell'Agenda Teatrale del Teatro Pubblico Campano dal 1 al 7 Novembre 2021

 

Teatro Comunale Costantino Parravano di Caserta
Da venerdì 5 a domenica 7 novembre
(feriali ore 20.45, domenica ore 18.00)
info 0823444051

Gli Ipocriti Melina Balsamo
diretta da Pierfrancesco Favino
presenta

Il marito invisibile
scritto e diretto da Edoardo Erba

con
Maria Amelia Monti, Marina Massironi

scene Luigi Ferrigno, musiche Massimiliano Gagliardi
costumi Nunzia Russo, luci Giuseppe D’alterio
video Davide Di Nardo, Leonardo Erba

Il marito invisibile di Edoardo Erba è un’esilarante commedia sulla scomparsa della nostra vita di relazione. Le due protagoniste ci accompagnano con la loro personalissima comicità in un viaggio che dà i brividi per quanto è scottante e attuale.
Una videochat fra due amiche cinquantenni, Fiamma e Lorella, che non si vedono da tempo. I saluti di rito, qualche chiacchiera, finché Lorella annuncia a sorpresa: mi sono sposata!
La cosa sarebbe già straordinaria di per sé, vista la sua proverbiale sfortuna con gli uomini. Ma diventa ancora più incredibile quando lei rivela che il nuovo marito ha non proprio un difetto, una particolarità: è invisibile.
Fiamma teme che l’isolamento abbia prodotto danni irreparabili nella mente dell’amica. Si propone di aiutarla, ma non ha fatto i conti con la fatale, sconcertante, attrazione di noi tutti per l’invisibilità.

Note di regia
Nella regia de Il marito invisibile ho voluto creare una realtà virtuale più ricca e articolata della realtà che vediamo sul palco. Le attrici recitano sullo sfondo di un blue screen circondate da una realtà monocromatica, che prende vita e colore solo dal piano della telecamera in su.
Sui grandi schermi che sovrastano il palco, invece, le vediamo vivere nelle loro case, piene di oggetti, di luci, di fumo, di colori e di movimento. Il contrasto – funzionale alla storia che la commedia racconta – mette lo spettatore in una situazione nuova.
Può guardare le attrici sui grandi schermi, godendosi il loro primo piano o, viceversa, guardarle dal vivo sul palco o, ancora, guardarle un po’ da una parte, un po’ dall’altra, “montando” le immagini come meglio crede.
Benché composto da cinque scene con passaggi di tempo fra l’una e l’altra (cinque atti si sarebbe detto una volta) lo spettacolo non prevede mai il buio. Gli schermi sono sempre attivi, perché quando i personaggi escono di scena, prendono il cellulare e il pubblico vede ingrandito quello che loro vedono sullo schermo del telefono.
Ne esce un atto unico dal ritmo incalzante, che cattura lo spettatore dalla prima battuta, senza lasciargli mai la possibilità di distrarsi.
Ho lavorato con un team eccezionale, che mi ha aiutato a far sembrare semplice una tecnologia in realtà piuttosto complessa. Massimiliano Gagliardi è stato complice della regia e autore di bellissime musiche. Leonardo Erba ha collaborato all’idea generale e ha inventato video ironici e imprevedibili; Davide Di Nardo ha immaginato e realizzato con creatività il supporto tecnico della presa diretta, gli sfondi virtuali e gli effetti speciali; Luigi Ferrigno e Sara Palmieri hanno studiato scene minimal ma di grande impatto; Giuseppe D’Alterio ha trovato, con le luci, il difficile equilibrio fra palco e realtà virtuale; Nunzia Russo ha cucito costumi semplici ed efficaci; Salvatore Addeo ha padroneggiato la parte sonora con maestria.
E la produzione ha creduto, incoraggiato e realizzato un’operazione che ci rende tutti orgogliosi ma che sarebbe fatica sprecata se non fosse sostenuta dalla bravura, dal talento e dalla straripante comicità di due grandi attrici: Maria Amelia Monti e Marina Massironi.

Edoardo Erba

 

 

Teatro Auditorium Tommasiello di Teano
info 0823885096 - 3333782429
Venerdì 5 novembre, ore 20.45

Paolo Caiazzo
in

Terroni si nasce
ed io lo nacqui... modestamente
scritto e diretto da Paolo Caiazzo

E’ chiara ed evidente la citazione omaggio al principe della risata ed alla sua battuta cinematografica “Signore si nasce, ed io lo nacqui… modestamente”
Il termine “Terrone” inserito nel titolo è una dichiarazione d’amore per le mie origini, ed io, come contadino della mia “Terra”, intendo coltivarla!
Con leggerezza ed il supporto di musicisti in scena racconto la mia Meridionalità. Monologhi, poesie e canzoni per uno spettacolo di incalzante divertimento e riflessioni sulla Terronia, sui suoi pregi ed i suoi difetti.
Ma non solo Sud! Anche attualità, politica nazionale ed internazionale per commentare comicamente la vita di tutti i giorni, vizi e manie dei nostri tempi ma sempre con la filosofia che la mia terra ci ha regalato.
Non può mancare in scena il mio alter ego televisivo Tonino Cardamone ed il suo motto: “’a capa mia nun è bona”. A lui è affidata la parentesi della follia dei saggi con la saggezza della sua follia.
Più che uno spettacolo è una “Mission” sempre più “Impossible” ai giorni d’oggi: Divertire e divertirsi. Ma bisogna tentare, anche su tematiche serie e drammatiche, senza prendersi tanto sul serio, perché sono sempre più convinto che affrontare un problema disposto a riderci su, è probabile che tu possa vincere, se ti abbatti e ti disperi… hai già perso.

Paolo Caiazzo

 

Teatro Minerva di Boscoreale
Info 3392401209 - 3381890767
Sabato 6 novembre, ore 20.45

Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta

Muratori
di Edoardo Erba

con (in o. di a.)
Massimo De Matteo, Francesco Procopio, Angela De Matteo

costumi Alessandra Gaudioso, scene Luigi Ferrigno
musiche Floriano Bocchino, luci Salvatore Palladino
aiuto regia Giordano Bassetti
assistente scenografo Sara Palmieri
assistente alla regia Roberta Rossi Scala

regia Peppe Miale

si ringraziano Teatro Bellini, Théâtre de Poche

La celebre commedia di Edoardo Erba, messa in scena per la prima volta in lingua napoletana, affronta un tema quantomai attuale: la crisi dei teatri sempre più sacrificati per fare spazio a lucrosi mega-supermercati.
Tra esilaranti scambi comici e momenti di profonda riflessione, una storia di amicizia, rivincita e conflitti sociali che è un inno d’amore al teatro.

Note di regia
In una notte sospesa e infinita due muratori si insinuano illegalmente in una sala teatrale al confine con un supermercato per realizzare un muro abusivo. Il fine è quello di allargare gli spazi del contiguo esercizio commerciale su mandato del proprietario del palazzo che contiene i due locali.
Ma la magia di quel luogo che sta per essere violato vive rappresentandosi in presenze presunte, rumori sinistri, luci irregolari, inducendo perplessità e domande nelle menti e nei cuori dei nostri due anti-eroi.
Quando poi si palesa un’incantevole figura di donna, tale signorina Giulia, che appare ora all’uno ora all’altro, ecco che Germano e Fiore nella più assoluta inconsapevolezza, quasi prede di un sortilegio, accennano a citazioni di parole testi e immagini che rimandano al luogo che stanno abitando in quella strana notte.
E i due poveri lavoratori, cui la notte e la stanchezza avevano già offerto il destro per parlare dei massimi sistemi pur sempre in coerenza con la loro identità, si confrontano anche duramente fino addirittura a creare i presupposti per scombinare il sodalizio edile che avevano cercato di avviare, lasciando sul terreno di quella contesa i rottami delle rispettive esistenze.
Rottami che poi sono anche i rottami di quell’abusivo muro che stanno realizzando e che scopriremo se riuscirà a diventare impresa compiuta.
È il teatro che prova a sopravvivere sublimando se stesso in un viaggio infinito che vale proverbialmente più della meta.
Il testo di Edoardo Erba naviga tra rigogliosi orizzonti di concreta e raffinata comicità e, mai disdegnandole anzi sublimandole, piccole sorprendenti e sostanziali soste in acque che demandano ad un’acuta riflessione sulla condizione umana.
E se nella nostra lettura, la retorica potrebbe rappresentare facile inciampo, è nostro desiderio provare a denunciare che, se è vero come è vero, che il momento pandemico in essere costringe ad una crisi della cultura (di cui il Teatro è solo fra le più alte rappresentazioni), è pur vero che l’Autore già nel 2002 ci segnalava che c’era chi desiderava che la cultura fosse murata in un supermercato.
Ed è quindi sempre nostro compito provare, con umiltà, ad essere quella signorina Julie che crea le condizioni affinché i muri non si sostituiscano ai sipari.

Peppe Miale


Note dell’autore
ll testo di Muratori è nato in Italiano. E a me pareva bello così. Ma lo lesse Franco Quadri e mi telefonò subito: senti, il testo è ottimo, ma la lingua non va, rende poco credibili i personaggi. Io ci vedrei un dialetto, o almeno una forte cadenza regionale. Così nacque Muratori in romanesco, frutto di un minuzioso lavoro del gruppo che l’avrebbe poi messo in scena: Massimo Venturiello, Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed io. L’edizione romana fu un successo che si prolungò per sedici stagioni consecutive. Un piccolo record, per lo meno per la mia drammaturgia.
Esaurita questa versione – che ne aveva figliate due: una in tedesco e l’altra in friulano – oggi Muratori riparte da Napoli. Con un gruppo di lavoro fresco, competente, motivato. Per la napoletanizzazione del testo abbiamo lavorato tutti insieme, esattamente come s’è fatto per il romanesco: una settimana di studio e lavoro, di confronto serrato, parola dopo parola, battuta dopo battuta.
È rinato un testo di cui sono entusiasta. E grazie al lavoro di Geppi Liguoro, di Peppe Miale, di Massimo ed Angela De Matteo, di Francesco Procopio, di Luigi Ferrigno e di tutti gli altri – vorrei citarli uno a uno perché sono tutti meritevoli – ha generato uno spettacolo memorabile.
Vedendolo in scena al Campania Teatro Festival ho avuto l’impressione che appartenesse naturalmente alla tradizione del teatro napoletano. E per un pavese come me, credetemi, è un’emozione impagabile. Muratori non ha solo cambiato lingua, ha cambiato umore, è un’altra cosa.
Perciò chi ha già visto lo spettacolo in versione romanesca, può tuffarsi in quest’altro viaggio, con la certezza di trovarsi di fronte a qualcosa di assolutamente nuovo.
Napoli non è una città, è un mondo. E questo mondo è in grado di assimilare tradizioni diverse e farle proprie. Penso alle canzoni di Pino Daniele, dove il blues, la musica brasiliana e tante altre suggestioni, diventano carne e sangue di questa città, come se le fossero appartenute da sempre.
C’è a Napoli – ma non sono certo io a scoprirlo – una creatività diffusa, un’agilità di pensiero e una capacità di accoglienza unica e sorprendente. E io sono felice di sentirmi ostinatamente chiamare Eduardo invece di Edoardo, perché in quel cambio di vocale percepisco la stima e l’affetto di cui sono circondato.
Presentarsi come autore a Napoli è come fare un esame difficilissimo, davanti a un pubblico severo. Grazie al lavoro di questa splendida compagnia, credo di aver superato la prova. Ringrazio tutti, uno per uno, e mi auguro che questo sia il primo di una serie di lavori che trovino proprio in Napoli stimolo e ispirazione.

Edoardo Erba

 

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