giornata internazionale donna1In occasione della Giornata Internazionale della Donna, all’Istituto Tecnico “G. C. Falco” di Capua si è tenuto l’evento online, “Mi presento… sono una Donna”, durante il quale sono state ascoltate le testimonianze di due donne rifugiate beneficiarie del Progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), iniziativa nazionale che ha come obiettivo l’accoglienza, la tutela, e l’integrazione dei richiedenti asilo, dei rifugiati e dei titolari di protezione sussidiaria o umanitaria.
Dopo gli indirizzi di saluto della Dirigente Scolastica Angelina Lanna, sono intervenuti il Dott. Savino Compagnone, Sociologo e Responsabile del Progetto SAI Cittadino del Mondo del Comune di Capua e la Dott.ssa Teresa Di Grazia, Mediatrice Interlinguistica e Interculturale.
In collegamento dalle loro aule gli studenti del triennio e i loro Docenti, che hanno seguito con particolare interesse ed emozione le storie di vita delle due giovani donne.
Mariam è una ragazza afghana, laureanda in Medicina, che è arrivata in Italia grazie ai corridoi umanitari.
Ha raccontato la condizione delle donne a Kabul prima e dopo l’arrivo dei talebani lo scorso agosto, evidenziando la difficile condizione femminile in Afghanistan, dove alle donne sono negati anche i diritti più elementari, come ad esempio uscire di casa da sole se non accompagnate da un mahram (un parente stretto uomo, ad esempio il padre, il fratello, il marito). È proibito indossare vestiti colorati, anzi è obbligatorio il burqa, pena violenze e frustate, è vietato usare cosmetici e ridere ad alta voce. Quello che è venuto completamente a mancare è il concetto di libertà di espressione e di essere semplicemente se stesse. Le donne afghane, oggi, sono costrette a ridimensionare ogni espressione di sé, al controllo costante degli uomini e a scegliere per la propria vita in base a ciò che, per legge, si può o non si può fare. La società afghana ha sempre avuto una forma patriarcale, tuttavia, nel corso degli anni le donne hanno ottenuto diritti che hanno permesso loro di vivere in modo più sereno e nel rispetto di se stesse, per quanto possibile in una società di quel tipo. Il ritorno dei talebani è una minaccia ai diritti e alle libertà della popolazione femminile che ha visto peggiorare la propria condizione. Mariam ha, inoltre, raccontato come ha organizzato il suo arrivo in Italia attraverso l’Associazione Italiana PANGEA ONLUS che da sempre opera sul territorio afghano per aiutare le donne e i bambini in difficoltà. Mariam è di religione islamica e ha voluto sottolineare la diversa interpretazione che i talebani attribuiscono alla religione: lei indossa il velo per scelta, invece, per i talebani la religione impone il burqa, indumento molto più oppressivo.giornata internazionale donna2
La seconda testimonianza è di Jennifer, proveniente dalla Nigeria.
La giovane racconta il percorso tipico di una ragazza nigeriana, le promesse che vengono fatte e la sua vita in Libia prima di approdare in Italia.
Inoltre, parla della cultura del suo villaggio di origine e il ruolo dominante degli uomini nella vita delle donne e delle motivazioni che l’hanno spinta a scappare.
Uno degli aspetti che maggiormente ha colpito gli studenti è che la giovane nigeriana ha sottolineato quanto la donna, nella sua comunità di appartenenza, sia obbligata a seguire un iter stereotipato e preordinato dagli uomini: fidanzamento con un uomo stabilito dalla famiglia, matrimonio e rispetto assoluto verso quell’uomo che può concedersi qualunque sopruso e libertà nei confronti della donna che ha sposato.
Nonostante le due giovani rifugiate abbiano alle spalle tanta sofferenza, entrambe hanno veicolato un messaggio di speranza a tutte le giovani donne, in particolare a quelle che vivono situazioni di disagio e difficoltà.
La loro storia insegna come anche quando si vivono situazioni forti si può riuscire a voltare pagina.
In questo caso, il supporto e l’aiuto dell’Associazione IRENE è stato fondamentale, infatti Mariam già è stata inserita nel tessuto lavorativo e Jennifer sta frequentando corsi di specializzazione per poter essere inserita nel tessuto sociale. Entrambe stanno perfezionando la lingua italiana attraverso corsi di formazione accreditati.
Dunque, la condizione femminile nel mondo appare ancora oggi complessa e problematica, come abbiamo potuto ascoltare anche dalle testimonianze delle due giovani donne rifugiate.
Ci sono luoghi nel mondo in cui predomina un netto squilibrio tra i due sessi.
I diritti negati alle donne sono numerosissimi: dal diritto all’istruzione al diritto di scegliere l’uomo con cui costruire una famiglia. Alle donne viene anche negato il diritto di disporre della propria sessualità: spesso vengono utilizzate come merce di scambio e offerte in vendita sulle strade.
La via da percorrere è ancora molto lunga ed articolata. Per superare i limiti culturali non sono sufficienti soltanto interventi normativi, ma è soprattutto necessaria una mobilitazione delle coscienze e un’opera di sensibilizzazione ad ampio spettro.


Prof.ssa Angela Nespoli

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