FB IMG 1509365632707 2        Il Natale è davvero la festa più bella, più solenne e piena di poesia che c’è, capace di coinvolgere il mondo intero. Lo conferma tutto quello che sta accadendo in questi giorni in tutte le nazioni del mondo che, pur attaccate fortemente dal Covid-19 e rattristate per la morte di centinaia di migliaia di persone, devono tener fronte a milioni e milioni di cittadini che non vogliono rinunciare alla canonica festa. Perchè la nascita del Redentore ogni anno fa’ affiorare nella nostra mente e nel nostro cuore tanti indelebili ricordi del passato e specialmente della nostra felicissima infanzia. Naturalmente mi riferisco al Natale di molti decenni addietro, al Natale che era per davvero la festa della famiglia, nonostante non esistevano i mezzi economici di oggi. Ma, per fortuna, anche se i tempi sono assolutamente cambiati ed io penso in peggio, la nostra tradizione natalizia riesce ancora ad unire un po’ tutti intorno al focolare domestico. Nello stesso tempo fa registrare la solitudine di coloro che non hanno più famiglia e più affetti ! I Natali indimenticabili capuani , quelli fino agli anni sessanta, sono rimasti scolpiti nella mente e nel cuore di chi ha avuto la grande fortuna di viverli e di goderli. Rispetto ad oggi, c’era un clima di festa generale, sia nelle case dei ricchi che in quelle dei poveri! Il 23 dicembre, per antichissima tradizione, i venditori di piazza Commestibili, ovvero di “mmiez’a chiazza” facevano “ ‘a nuttata” perche’ le bancarelle, zeppe di ogni bene di Dio, erano talmente ben preparate, con corone di mirto, con “’nsert’’e castagne” ed altro, che ai venditori non conveniva affatto disfarle per mancanza del tempo necessario per riprepararle. Ed era uno spettacolo a dir poco meraviglioso che i nostri occhi hanno ancora presente: fino a tarda sera vi erano centinaia di persone a comprare “ ‘o spurtiello”, ‘o baccala’ bagnato, pesce di ogni genere, anguille e capitoni pescati, esclusivamente, nel nostro Volturno poiche’ le acque di allora erano limpide e fresche. Campeggiavano “‘e parate” di Costantino Palladino, di Rosa Montanino, di Maria Buglione, di Lisetta con il figlio Tommaso Montebello, di Luigi Monaco detto Luigi ‘e ll’aulive e della moglie Carmela, di Assuntina ‘e ll’uoglio, ‘e Vicienzo ‘o lupo, di Graziano Pucillo detto ‘o ciuotto e di Cesare Raia, che proponevano in vendita esclusivamente anguille e capitoni del nostro fiume; ancora di Alberto Ambrosino, detto ‘o bruttone, del cumpare Farina Pasquale, di Salvatore Santoro, di don Peppe Luongo, di Tatonno Fiorentino detto ‘o petazziello”, di Carmela De Rosa che ogni anno a Natale vendeva “e puparuole e pupaccelle sott’acito, e tanti altri che ho davanti agli occhi ma di cui non ricordo i nomi. Le macellerie di Carmela Ingicco, di Pasquale Ingicco, le pescherie di Graziella ‘a pisciaiola, di Nanninella ‘a pisciaioila di Caserta, di Salvatore Viggiano, in piazza Duomo, che allestivano banche meravigliose con pesce di ogni genere….insomma un qualcosa di straordinario che è rimasto impresso nei nostri occhi e nei cuori. Pensate che “donna Carulina a chiazza” restava con il suo profumatissimo ed ultra fornito negozio di dolciumi aperto tutta la notte per ospitare al caldo i rivenditori che ogni tanto di rifocillavano con una bella “presa di annese e rum “! A parte Battista Di Monaco, detto ‘o scupatore, che pubblicizzava la merce in vendita con il suono del suo corno di ottone, c’era pure qualche cantastorie che propagandava “La cantata dei Pastori” che, purtroppo, come tutte le belle cose capuane, è finita nel dimenticatoio. A Capua la presentava, ogni anno, il compianto Nicola Russo che la faceva recitare, sotto la sua direzione, nel Teatro Ricciardi, tra risate, sberleffi ed anche qualche pernacchia che proveniva da un pubblico in delirio. Ma c’erano pure luoghi di cultura dove si recitavano poesie natalizie e le bellissime ed artistiche esposizioni di presepi di validissimi artisti presepiali capuani nelle Chiese della città ed anche lungo le bellissime strade di Capua che ben di prestavano quale “museo naturale”. Anche lungo strade, nei famosi “bassi” di potevano addirittura visitare presepi bellissimi fatti con grandissima arte e con immensa fede. L’ultima mostra “capuana” di presepi, durata appena due-tre anni, e’ stata quella meravigliosa allestita “ sott’’e pannielle” tra le viuzze antiche dove si respira ancora e abbondantemente arte e storia. Nelle prime edizioni oltre a un buon numero di presepisti capuani parteciparono anche molti “presepisti “ di scuola napoletana ed altri provenienti da tutta la nostra provincia. Anche nella Chiesa della Santella, fino a qualche anno fa, si allestiva un presepe grandissimo e perfettamente artigianale, fatto da alcuni confratelli artigiani di professione; la mattina dell’Immacolata venivano a visitarlo centinaia e centinaia di visitatori provenienti dai paesi limitrofi. Poi durante la ristrutturazione della Chiesa la Soprintendenza ordinò di sgomberare la cappella dov’era stato allestito e andò perduta un’altra occasione per rappresentare la Città dei giorni di Festa natalizi. Per quanto riguarda i menù della Vigilia e del grande pranzo del Natale, i capuani si attengono da secoli ai dettami della tradizione anche se sono quasi del tutto spariti i dalle tavole i “ capitoni”, le anguille fritte ed altre cibarie di secondo piano. Chiaramente non manca assolutamente lo spaghetto con le vongole, la frittura di pesce, la scarola “’mbuttunata “, ‘e pezzelle fritte ‘e alice, e de cavarasciore, la canonica frutta secca mista di noce, nucelle, fiche, ammennole, castagne do monaco, e da qualche anno anche i pistacchi siciliani. Poi i tradizionali dolci come gli struffoli, i mostaccioli , i roccoco’, i torroni e qualche buon panettone fatto in casa; anche nel centro storico di Capua c’è qualche pasticceria che produce ottimi panettoni artigianali, e che, per la bontà del prodotto, ha incontrato il favore degli acquirenti. Decenni orsono, dopo il gran cenone della Vigilia, buona parte dei cittadini si recava nella Cattedrale per seguire la Messa di Mezzanotte e nelle prime ore della mattino del Santo Natal,e moltissime famiglie aspettavano frementi il passaggio del Bambin Gesù che veniva portato in processione per le vie di Capua accompagnati da una Confraternita, da canti religiosi, dalla tradizionale banda di musica che intonava “Tu scendi dalle Stelle” ed altri meravigliosi canti natalizi, spari di botte a muro a volontà e una miriade di finestre illuminate dalle quali scendeva il buon profumo dell’incenso che inondava letteralmente le strade percorse dalla processione e che era stato preventivamente acceso dalle nostre indimenticabili mamme e nonne in onore del Salvatore. Il concittadino Salvatore Palange, autentico mecenate, va ricordato per la bellissima processione , tradizione scomparsa anch’essa. Defunto il dottor Palange, che ripeto merita i ringraziamenti dei capuani, l’organizzazione fini, molto probabilmente, in mano a persone non adatte allo scopo. All’epoca vi era anche un’altra bellissima tradizione: i ragazzini dai 6 ai dodici-tredici anni si recavano a dare gli auguri a tutti i parenti, nonni, zii , padrini e compari di battessimo dai quali ricevevano il “ Buon Natale” a monete che difficilmente superava le 50 lire. Ma alla fine del giro dei parenti si ritrovavano una somma con la quale si pagavamo il biglietto al Supercinema Ricciardi per vedere, nelle prime ore pomeridiane, come era tradizione, un film sulla nascita del Redentore ed acquistavano una gazzosa dal noto signor Paggiarino ,detto “u sciacallo”, che all’interno del Cinema vendeva bevande e tante buone caramelle . Tutto questo che ho scritto è solo una minima parte di tutto quello che ci procurava quell’ incommensurabile felicità che ci pervadeva durante tutto il periodo benedetto del Santo Natale di una volta !! Comunque sia, anche con la pandemia, buon natale a tutti i capuani. Viva la mia amatissima Capua!!!


Camillo Ferrara